21 Aprile 2016
Ludopatia: la normativa della Regione Lazio
Nel 2013 la Regione Lazio si è dotata di una legge, la n. 5/2013 del 05.08.13, relativa a “Disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico (GAP)” che ha come destinatari degli interventi, delle prestazioni e dei servizi contemplati dalla legge le persone e le famiglie che si trovano nella condizione – diagnosticata da specialisti – di essere “incapaci di resistere all’impulso di giocare, il cui comportamento compromette le relazioni personali, familiari e lavorative” (art. 3).
La legge regionale, in particolare, disciplina la collocazione delle sale da gioco, preservando le cosiddette “aree sensibili”, vale a dire, in particolare, scuole, strutture socio-sanitarie, luoghi di culto e prevedendo che i regolamenti comunali possano normare delle agevolazioni tributarie per gli esercizi che rimuovano o non istallino slot machine o videolottery. In questa ottica, è stato istituito il marchio regionale “Slot free-RL”, che sarà rilasciato dalla Regione agli esercenti, ai gestori dei circoli privati e di altri luoghi deputati all’intrattenimento, che non abbiano nel proprio esercizio apparecchiature per il gioco d’azzardo (stessa cosa in Emilia Romagna).
Come nel caso della legge ligure e di quella dell’Emilia Romagna, è stata prevista l’istituzione, presso l’Assessorato competente in materia di politiche sociali, dell’Osservatorio regionale sul fenomeno del gioco d’azzardo che – tra l’altro – oltre al compito di monitorare il fenomeno in ambito regionale ha anche quello di verificare l’impatto delle politiche di contrasto e di redigere un rapporto annuale.
A conferma della riconosciuta importanza della formazione in materia, anche la legge del Lazio ha previsto che la Regione, i comuni, le ASL e le associazioni di categoria, di concerto con i gestori delle sale da gioco, promuovono iniziative di formazione per il personale operante nelle sale da gioco, finalizzate alla prevenzione degli eccessi del gioco, in particolare attraverso il riconoscimento delle situazioni di rischio, favorendo, altresì, con lo stesso personale formato, la realizzazione di test di verifica che permettano una concreta valutazione del proprio rischio di dipendenza