21 Settembre 2016
Il nuovo modello organizzativo dei Confidi
Negli ultimi tempi abbiamo notato che molti Confidi hanno profondamente modificato l’approccio commerciale ai soci/cliente, avvalendosi, in molti casi di agenti in attività finanziaria. Questa scelta, magari lodevole sotto il profilo economico–organizzativo, richiede un rigoroso sistema di governo.
In un contesto infatti, in costante evoluzione, assistiamo ad una diversificazione dei modelli organizzativi dei Confidi i quali, impegnati nella sfida del riposizionamento sul mercato e dell’adattamento ad un contesto normativo in mutamento, cercano nuovi strumenti e nuove opportunità. Così ad esempio sempre più frequenti sono i sistemi di reclutamento di agenti in attività finanziaria – o figure similari – per lo svolgimento della fase di vendita e di contatto con il pubblico. Una tale scelta, per realizzare un effettivo efficientamento, deve coniugare adeguatamente il piano industriale e dunque le scelte strategiche di marketing con un rigoroso sistema di governo e controllo che sia appunto, realmente, completo e funzionale. Contrariamente infatti a quel che si potrebbe pensare, i processi di “esternalizzazione” (quale che sia la forma) non deresponsabilizzano l’intermediario ma anzi, lo impegnano in una costante attività di monitoraggio su quegli stessi soggetti (esterni) del cui operato rispondono in solido. A tal fine dunque è importante non trascurare l’adozione formale di politiche e procedure per la gestione delle risorse umane che assicurino che il personale e i soggetti terzi di cui l’intermediario si avvale conoscano le procedure da seguire per il corretto esercizio delle proprie funzioni e siano provvisti delle qualifiche, delle conoscenze e delle competenze necessarie per l’esercizio delle responsabilità loro attribuite. E non ciò non solo controllando l’eventuale processo distributivo (di cui ad es. il Confidi mantiene la responsabilità) ma anche esigendo che le figure reclutate abbiano un effettivo bagaglio di conoscenze ed aggiornamenti, così come previsti dalla normativa e soprattutto dalle esigenze della pratica operativa. Dimostrare di aver vigilato su questo aspetto e di aver, al contempo, promosso una cultura della formazione su temi specifici, potrebbe infatti rivelarsi un ottimo strumento di prevenzione del rischio.
Una tale visione trova sicuramente conforto nei principi della Circolare 288 della Banca d’Italia nonché nel complesso di tutte quelle normative settoriali, ad esempio dedicate all’antiriciclaggio o alla trasparenza, da cui emerge, in maniera ricorrente, il richiamo alla professionalità degli operatori e alla necessità che si vigili sul possesso da parte di questi, di tutto il bagaglio di nozioni ed informazioni utili ad attuare un corretto e compliant rapporto con la clientela.