01 Giugno 2016

Pensioni: la principale risorsa del paese

Pensioni: la principale risorsa del paese

Il dibattito sulle pensioni dura ormai da circa venticinque anni – il primo governo a mettervi mano fu il governo Amato nel 1992-­‐ e sta diventando un vero e proprio tormentone. Non voglio pertanto continuare per questa via anche se mi rendo conto che è molto importante far prendere coscienza ai lavoratori dei livelli delle future pensioni. In questo senso l’INPS guidata da Boeri ha lanciato la lodevole iniziativa della “busta arancione.”

Io penso che bisogna capovolgere il ragionamento e parlare dei giovani, del loro numero sempre più esiguo, delle loro difficoltà a trovare lavoro.

Senza un numero di giovani crescente che entrano nel mondo del lavoro il problema pensionistico diviene, alla lunga, irrisolvibile. Come mostra il grafico qui sotto in Italia i nati sono passati da una media di un milione per anno a meno di cinquecentomila. Questo dato, in presenza di una popolazione sempre più longeva, determina uno squilibrio strutturale in quanto le giovani generazioni sono la prima e più importante risorsa del paese.

Le cause di questa drastica diminuzione delle nascite sono molteplici – innalzamento dell’età media al primo figlio, aumento delle donne senza figli, diversa concezione della famiglia e dello stare insieme ma, non v’è dubbio, che il fattore principale è lo scarso investimento dello Stato in direzione del sostegno alla famiglia.

In questo senso va quindi riequilibrata la spesa sociale fornendo più risorse alla famiglia.

Secondo i dati Istat la percentuale di spesa pubblica italiana in percentuale del PIl che va a sostegno della famiglia sotto forma di assegni familiari, detrazioni fiscali e servizi è solo del 2,1% a fronte del 3,2 della Francia . Non è un caso quindi che la Francia è il paese europeo dove i figli per donna (indice di fecondità) son pari a 2,1 mentre in Italia siamo arrivati a 1,35 ( era 1,39 nel 2014).

Un ulteriore fenomeno che si sta verificando è che l’indice di fecondità è più alto a nord che al sud. A causa della crisi e della minor fiducia nel futuro, al contrario di quanto avvenuto nei decenni precedenti,al sud si fanno meno figli che al nord.

L’indice di fecondità più alto è quello del Trentino Alto Adige pari a 1,65 ed è facile spiegarlo in quanto il trentino è la regione con più servizi e migliori condizioni di vita.

La seconda evidenza che emerge dalla tabella sulla fecondità per regione è il contributo della popolazione immigrata o, per meglio dire dei nuovi italiani. L’immigrazione va quindi vista come opportunità e non come una disgrazia. Certo vanno prese tutte le misure per evitare fenomeni di delinquenza terrorismo etc Certo i nuovi italiani devono accettare le nostre regole del vivere civile a cominciare dalla Costituzione ma non vi è dubbio che questa sia la strada.

Per concludere il dibattito va spostato in termini di priorità sia da parte dello Stato che da parte di ciascuno di noi. Da parte dello Stato bisognerebbe investire in asili nido, aiutare le donne nella conciliazione famiglia lavoro con maggiore flessibilità ,realizzare una nuova politica della casa, investire sulla formazione. Da parte di ciascuno di noi, aiutare i giovani a guardare al futuro con fiducia, a prepararsi studiando intensamente, ad accettare gli altri ed unirsi a loro per costruire insieme un futuro migliore.