11 Luglio 2016

L’autocoscienza del Confidi minore

L’autocoscienza del Confidi minore

In una fase di evoluzione in cui tutti volgono giustamente lo sguardo al futuro interrogandosi sul “cosa e come sarà”, la riflessione che accompagna l’antiriciclaggio è di contro tendenza poiché in tal caso, fermo restando la consapevolezza che il Confidi deve avere su “ciò” che intenda diventare, il “futuro” è meno stringente di quanto non sia il “passato”, tempo che rileva maggiormente per la disciplina in esame poiché la prospettiva di controllo infatti coinvolge “ciò che è stato, o non è stato, fatto”.

Un tale processo tra l’altro coinvolge tutti, a partire dal CDA e dal Collegio Sindacale che hanno un ruolo attivo e proattivo diverso da ciò che avveniva un tempo, possedendo concretamente competenze in materia di intermediazione, e appunto, di antiriciclaggio. E questo perché l’antiriciclaggio è sinonimo di professionalizzazione ed organizzazione intesi quale coinvolgimento dell’intera filiera aziendale a cui la formazione deve dare chiari e concreti input.

In tal senso uno dei primi presidi da adottare riguarda la valutazione del merito creditizio, altro aspetto spesso sottovalutato, al pari di ciò che accade per la persona fisica a cui sia indirizzata l’adeguata verifica, e ciò soprattutto alla luce delle novità a cui si va incontro con il recepimento della quarta direttiva antiriciclaggio.

C’è dunque un mondo che bisogna attuare e occorre la citata “autocoscienza” nell’efficientare i sistemi operativi che devono essere, scelti e tarati, sugli stringenti obblighi per evitare scollamenti tra gli adempimenti a cui si è chiamati dalla norma e le possibilità concrete dei software di accogliere questo flusso di dati ed informazioni ed convogliarle correttamente. Gli strumenti informativi, al pari dell’organizzazione, devono essere non for<<<<mali ma sostanziali e concretamente adattati all’operatività del singolo Confidi.