27 Marzo 2018

Il business plan
Quando si profila in uno Studio di Consulenza Finanziaria ed Aziendale la possibilità di avviare una start up oppure creare, da un azienda storica preesistente una nuova attività e/o settore produttivo, si pone la necessità di valutare la redazione di un business plan (BP). Per realizzare, infatti, un progetto imprenditoriale è necessario una business idea che può riguardare per l’appunto l’avvio di una nuova attività come anche riguardare un attività esistente.
L’idea imprenditoriale, tanto nel primo quanto nel secondo caso, non deve essere astratta, ma deve essere calata fino in fondo nell’ambiente al quale viene proposto. L’abilità dell’imprenditore sta nel trovare qualcosa di originale.
Il BP è necessario, infatti, non solo per stilare il cosiddetto “programma di attività” ma soprattutto per riuscire a comprendere le situazioni e la specifica “vocazione imprenditoriale” nel caso concreto, che a volte deve essere accompagnata da fattori di valutazione prettamente ambientali oltre che merceologico-organizzativi.
Solo successivamente, infatti, segue la determinazione di una politica d’impresa che non è altro che la strategia con cui si riesce a governare un’azienda, pur nuova che sia perché mai prima esistita (start up) che un nuovo ramo di attività finalizzata allo produzione e/o alla commercializzazioni.
Prima di decidere che cosa fare e come collocarsi sul mercato, qualsiasi impresa deve posizionarsi, studiare se e come può pensare di soddisfare una parte dei bisogni dei potenziali utenti di beni e/o servizi.
In tal senso la professionalità di un consulente aziendale finanziario – da non confondersi con la diversa figura del Commercialista e/o del Revisore dei Conti o del Consulente del lavoro – è assolutamente necessaria, proprio a partire da alcune fasi preliminari che preludono alla stesura del BP, quali la definizione dell’area di business, l’individuazione delle opportunità ed, al contempo, dei cosiddetti “vincoli ambientali”, per poi passare alla fase di definizione delle prospettive di crescita e dei rischi dell’impresa.
Occorre poi passare alla “analisi di mercato”, nonché proseguire e completare la fase preliminare dello “studio di fattibilità” attraverso la definizione del prodotto da realizzare.
Solo successivamente, infatti, sarà oltremodo necessario verificare la concreta fattibilità di quest’idea di business, predisponendo un piano operativo che andrà ad evidenziare, insieme, tanto gli obiettivi quanto le strategie che l’imprenditore intende seguire: questo tecnicamente è il business plan vero e proprio.
Il BP, in buona sostanza, è costituito
a) da una sintesi del progetto imprenditoriale;
b) dal risultato dell’analisi di mercato;
c) da una descrizione dettagliata degli elementi che costituiscono un prodotto;
d) dall’organizzazione di un’azienda e dalle previsioni economico-finanziarie che hanno lo scopo di valutare la convenienza economica nell’avviare quest’impresa.
Tutte queste previsioni vengono poi formalizzate in un piano economico-finanziario formato da un piano economico che evidenzia i redditi/risultati attesi: si parte dalla quantità che si intende produrre e vendere e si prefigurano i costi e i ricavi derivanti dall’esercizio dell’attività imprenditoriale.
I risultati ci consentono di poter valutare l’iniziativa da intraprendere e anche proporre una richiesta di accesso al credito bancario aut similia, che sarà in grado di raggiungere un equilibrio economico e garantire così quanto evidenziato “a servizio del debito”, garantendo i periodici flussi che soddisfano il finanziatore (ndr, la banca, ad esempio) e nel contempo lo “garantiscono” nella capacità che l’impresa avrà di restituire via via quanto ottenuto e, rispettivamente, concesso.
Dopo la sezione/parte descrittiva, sarà compito del consulente finanziario aziendale predisporre in modo adeguato e pienamente rappresentativo il piano degli investimenti a medio-lungo termine, che configura l’entità dei mezzi da impiegare nella predisposizione nella struttura produttiva, avuto riguardo alle Immobilizzazioni ed al capitale fisso. Rilevare quindi e stendere il preventivo finanziario atto a configurare l’entità dei mezzi finanziari, propri e di terzi, di cui l’azienda deve dotarsi per avviare tale iniziativa, evidenziando le modalità di copertura.
Il business plan, pertanto, non è un documento che ha solo valore interno, ma è anche il biglietto di conoscenza all’esterno, una sorta di biglietto da visita, oggi preso in seria considerazione dalla banca/finanziatore per poter calibrare consapevolmente il rischio di credito e decidere di valutare – si spera sempre positivamente – il merito creditizio dell’affidando.
©Giuseppe Antonino ROMEO
Docente & Consulente RES GROUP