02 Aprile 2017

DLL Riforma servizi del credito: è la volta buona?
In questi giorni è stato presentata una proposta di legge sulla disciplina dei servizi per la tutela del credito, nato con l’obiettivo ambizioso di intervenire in un comparto sensibile del nostro sistema in cui opportunità e necessità si intrecciano nella dicotomia tra volere e potere. Stiamo parlando in termini molto semplici di “debiti” ossia di quegli insoluti a cui il cittadino non fa fronte e che non rimangono allo stadio del “pagherò” ma generano una serie di scenari che finiscono per produrre effetti macrosistemici: perché confluiscono in sede procedimentale correndo attraverso tutte le iniziative (più o meno efficaci) che i creditori sono tenuti a porre in essere per recuperare le somme; perché si traducono in voci di bilancio che pesano sulla solidità delle aziende italiane (NPL docet); perché intercettano questioni “di giustizia e di giustezza” se si guarda alle modalità con cui la pratica si sforza di applicare la norma. E intercettano infine il piano dell’irreversibilità: quella dietro cui si schermano i debitori seriali per professione e quella che si abbatte sul debitore per necessità.
Ci sono poi ulteriori aspetti che incidentalmente coinvolgono la riflessione come nel caso delle banche dati privacy e dunque lo stato dell’arte della loro messa a punto per la tutela dei creditori in settori diversi da quello finanziario, o legati ad esempio al c.d. “turismo delle utenze” che ha trasformato – per i ben informati- le opportunità della legge Bersani in occasione di truffa. Ne emerge un quadro sociale profondamente variopinto in cui a fronte di consumatori molto informati al punto da usare le regole per aggirare le bollette (e non pagarle), ve ne sono tanti altri che invece “vorrebbero ma non possono” perché sovraindebitati. In questo scenario in cui il lato umano c’è ed ha una sua incidenza importante irrompe la (irrisolta) criticità delle discutibili modalità con cui opera un certo recupero crediti che non solo non porta a riequilibrare le entrate ma deprime ed esaspera il sistema.
Allora ecco che un tentativo come questo, che mira a disciplinare l’intero settore assume un’evidenza degna di nota se non altro perché permette di dotare di normazione un settore così strategico eppure (ancora) affidato al Testo di pubblica sicurezza del 1931, e svela il perché della natura dei promotori: l’Osservatorio Imprese e Consumatori. E non a caso. Un comparto come questo non può ambire ad azioni settoriali ma ha un’unica possibilità di successo nella misura in cui si mettano in rete tutte le risorse e soprattutto di incrocino da subito, punti di vista ed aspettative. E quale ipotesi migliore se non quella in cui convergono – a monte- tutti i protagonisti del settore. Anche per sdoganare la “storia dei buoni e dei cattivi” che in materia di recupero crediti e insoluti non porta a nulla e soprattutto confonde le acque dal momento che in alcuni casi “i cattivi” sono proprio quei consumatori che, celandosi dietro una presunta debolezza, “evadono” abitualmente i loro obblighi e finiscono per nuocere – loro per primi – i consumatori più onesti.
Dunque il disegno di legge può rappresentare un’importante occasione, con le sue diverse misure che come illustrato dall’Onorevole Paolo Petrini in conferenza stampa introdurrebbe nel settore del recupero crediti, una serie di misure: partendo dalla costituzione di un Organismo pluralistico di controllo e regolazione, composto da tutti gli stakeholder del comparto e presieduto dal ministero della Giustizia, al quale spetterebbe il rilascio di una apposita autorizzazione per lo svolgimento delle attività. Di grande importanza poi l’introduzione della formazione obbligatoria per gli operatori del settore e la creazione di un Fondo di Solidarietà che interverrebbe per aiutare coloro che si trovano in una situazione di difficoltà. Al riguardo si deve auspicare che ci si ricordi dell’esperienza delle Associazioni dei consumatori che già gestiscono da sempre fondi similari e che dunque potrebbero apportare il loro contributo fondamentale sia nella profilatura del consumatore bisognoso che nella sua valutazione del merito creditizio e nella scelta delle forme più adeguate di sostegno.
Prevista inoltre l’introduzione della registrazione delle telefonate, effettuate e ricevute nel corso dei processi di sollecito e di recupero, e l’introduzione di misure per agevolare il rintraccio del debitore irreperibile, permettendo l’accesso, esclusivamente per gli operatori del settore, a banche dati nel rispetto della normativa sulla privacy.
Non resta dunque che confidare nel successo di questo tentativo in cui regole, professionalità, controlli e solidarietà si mescolano.
E si spera si aggiungano le sanzioni, quelle vere. Per tutti quelli che non rispettano le regole: buoni e cattivi.